Terza e ultima puntata dei Consigli di Novembre. Poi ci sentiamo a dicembre eh:
- Diglielo da parte mia, Joan Didion: questo libro ha inaugurato la collana degli Intramontabili di Edizioni e/o, di cui abbiamo già avuto modo di parlare. Venne pubblicato per la prima volta nel 1977, sotto il titolo A book of common prayer. Fu tradotto e uscì in Italia due anni dopo, ma nel tempo si perse, svanì dagli scaffali delle librerie, inghiottito dal turn over continuo di titoli di fronte al quale molti soccombono, anche i migliori. Come Diglielo da parte mia, appunto. Finalmente possiamo rigodercelo. Terzo romanzo della californiana Didion, verte su due figure di donne: la protagonista vera e propria, Charlotte, e colei che osserva per noi Charlotte e ce la racconta, affermando “Charlotte avrebbe definito la propria storia una vicenda di passioni. Credo invece che io la definirei una vicenda di illusioni. Mi chiamo Grace Strasser-Mendana, nata Tabor, e per cinquanta dei miei sessant’anni sono stata una studiosa di illusioni”.
Che tipo di illusioni siano state le sue, e di che tipo siano quelle di Charlotte è ciò che l’intero libro cerca di trasmetterci. Mostrandoci le loro conseguenze più aspre.
Qui un articolo su Joan Didion, per chi non la conoscesse, apparso su Rivista Studio proprio in occasione dell’uscita di Diglielo da parte mia.
- L’assassino che è in me, Jim Thompson: potrei stare a parlare di questo libro (pubblicato in ebook da Fanucci, e seguirà la ristampa del cartaceo) per un giorno intero. Ve lo risparmio. Dico questo: se caratteristica tipica della letteratura noir è quella di fracassare gli schemi che dividono buoni e cattivi, schemi grazie ai quali in certi gialli abbiamo da una parte il detective integerrimo e dall’altra il criminale perverso, dicevo, se caratteristica tipica della letteratura noir è far saltare tali schemi, e tirar giù tutti nella meschinità e corruttibilità e tentazione e vizio e cedimento che sono in potenza in ciascun uomo, L’assassino che è in me ci rientra pienamente, in questo genere. Perché qui, a sprofondare non soltanto nel vizio ma proprio nel delitto, abbiamo addirittura un vicesceriffo, tra l’altro uno da cui nessuno s’aspetterebbe verrebbe del male. Non è solo però, Lou Ford. Perché se la mente criminale che ci parla è direttamente la sua, Jim Thompson fa sì che vediamo anche le altre, di menti, guaste pure loro, macchiate da egoismo, o indifferenza, o omicidio addirittura, e conseguente omertà. Poi Thompson va oltre, in questo senso: ci costringe a chiederci cos’abbia Lou Ford, se sia un pazzo semplicemente, segnato da un trauma del passato, o se sia invece da ritenersi pienamente responsabile delle proprie azioni. Infine: quant’è colpevole in un micromondo in cui tutti, in un modo o nell’altro, anche nei suoi confronti, lo sono?
- Singapore Connection, Antonio Talia e Gianluca Ferraris: i due autori c’hanno messo tre anni per fare le ricerche su campo che hanno portato a questo libro appena uscito per Informant. “Ricerche su campo” significa metter piede a Singapore, e farli stare ben piantati per terra quei piedi, e allo stesso tempo mobili, a percorrere le strade e i luoghi più significativi ai fini del reportage. Che è successo a Singapore di tanto importante? È successo che si è sviluppato il cuore di un sistema dai tentacoli grossi quanto la Terra, volto a corrompere e truccare il mondo del calcio. Pure quello italiano. Prima di arrivare al cuore di questo sistema criminale, Talia e Ferraris ci fanno capire bene cosa sia Singapore. Chi ci vive, chi sono quei numerosi milionari che oggi la popolano, che tipo di stretta sorveglianza ci sia sugli abitanti, le pene che si rischiano per aver a che fare con la droga o pitturare il vagone di un treno della metro, e le pene che non si rischiano se si organizza un giro di scommesse e di truffe che ha il valore di milioni e milioni di euro. È per questo che Tan Seet Eng, la testa forse di questa macchina, ha potuto vivere sempre indisturbato.
È possibile leggere degli estratti del libro. In questo si vede come anche i minorenni siano stati coinvolti, prima del tutto ingenuamente, poi meno, nella rete di scommesse e partite truccate, e si vede come la rete fosse grande e dai contorni sfuggenti: “Si fa tutto al cellulare. Ne avevo due o tre, e quasi ogni mese mi veniva assegnata una nuova carta SIM”.
In questo secondo estratto, invece, i due autori si confrontano con un criminologo, che spiega come Singapore sia preda da un po’ di una vera e propria “football mania”, e avanza le sue idee sui motivi per i quali questa truffa internazionale abbia preso piede proprio lì.